lunedì 10 aprile 2017

La cura del lunedì - Una foglia, ovvero la fatica di essere liberi



La libertà è faticosa. La libertà è rischiosa.
Spesso significa vuoto, mancanza, assenza. Bisogna scegliere, e si teme di non esserne capaci.


Venerdì scorso, al mio rientro da Bologna, avevo con me un regalo da offrire ai ragazzi.
Un libro, acquistato senza neppure aprirlo, semplicemente sulla fiducia nei confronti di due artiste che stimo profondamente.


 Una foglia



 di Silvia Vecchini e Daniela Iride Murgia, edizioni Corsare


Un libro impreziosito, più che dagli autografi, dalle dediche delle autrici





Un libro che incomincia così:

“Una notte, una foglia sentì che il vento si era fatto di colpo più freddo.
Si svegliò e le sembrò di vedere giù nella strada muoversi qualcosa.

Si addormentò ancora un poco.

Il vento la scosse di nuovo, così poté guardare meglio a destra, a sinistra e anche se c’era soltanto la luce dei lampioni e del palazzo, vide che il viale degli alberi aveva un po’ cambiato i suoi colori.

Da quanto? Pensò, ma non volle svegliare nessuno.”

VECCHINI S. – MURGIA D.I., Una foglia, Edizioni Corsare




Non l’avevo letto, né sfogliato. Aspettavo, per farlo, di essere con i ragazzi, e di offrir loro la lettura come un dono.


Ho letto, quindi, tenendo come sempre il libro rivolto verso di loro. Poi ho consegnato un foglio su cui scrivere, mentre rileggevo il testo, consigliandoli di lasciarsi guidare dalle suggestioni, ma, soprattutto, di sentirsi profondamente liberi.
Così liberi che, ad ogni mano che si alzava, facevo cenno, nel più assoluto silenzio, di abbassarsi. 

Li ho visti, gli sguardi preoccupati.
Penso davvero che il silenzio possa far paura, perché ci obbliga a cercare risposte solo dentro di noi, a tentare, a rischiare, a sbagliare.

Così, nel silenzio più totale, ho cominciato a scrivere alla lavagna.
Sentivo i loro sguardi. Cercavano di intuire cosa stessi scrivendo.




Non fatevi spaventare dal silenzio.
Non da quello fuori, ma neppure da quello che talvolta si crea dentro di noi.




Mi sono fermata per qualche istante.
Poi, ho proseguito:

 

Non fatevi spaventare dalle parole,
e neppure dalla loro mancanza.




(Quante volte è capitato di non trovare le parole? Eppure, riuscire a trovare le parole spesso può fare la differenza.)



Dopo alcuni minuti, li ho chiamati intorno a me, e insieme abbiamo guardato da vicino le immagini del libro. 






Hanno colto subito colori e particolari che si ripetevano ad ogni pagina, andandoli a scovare anche nelle pieghe più nascoste: le impunture di un cappotto, un ramoscello, un nido.

Poi ho distribuito loro un foglio F4 ciascuno, dicendo di cercare il posto giusto per quel che avevano scritto. Anche qui, in libertà: avrebbero potuto ricopiare il tutto o in parte. Ho solo chiesto che si facessero guidare dall’impegno e dalla volontà, piuttosto che dalla fatica, dalla noia, dalla fretta, dalla superficialità. Alle parole avrebbero poi aggiunto le immagini.

Di nuovo le mani alzate.
Ho detto loro: “Non chiedetemi nulla. Potete fare tutto, tranne, come sempre…”
“Usare il righello” mi han risposto, alcuni già delusi.




Chiedo di poterli fotografare mentre lavorano: e intanto penso al potere delle parole, e delle immagini, di generare pensieri e riflessioni, a volte lineari, come i binari del tram o i raggi della ruota della bicicletta, a volte concentrici, come le linee curve intorno ai tronchi d’albero.
Leggo ciò che stanno scrivendo, e una volta di più mi stupisco di alcune profondità di pensiero

…e quando siamo grandi ci rendiamo conto
che i nostri genitori sono degli eroi.
I grandi dicono di non avere paura
ma tutti hanno paura della
Morte.
La morte la rappresenta
il buio.


 



o della poesia racchiusa in pochi versi

Le foglie,
le foglie dondolano quando gli uccelli
si appoggiano sui rami.
L’autunno realizza il desiderio
delle foglie,
lasciare l’albero e volare via.


 

 

 












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