lunedì 17 luglio 2017

Bambole giapponesi - #letturestive



“[…] e nella stanza dovrebbe sempre esserci una nicchia per una pergamena con un dipinto giapponese e vicino un vaso di fiori, pochissimi fiori” disse Nona.
[…] Miss Lane aveva portato il suo regalo dentro una scatola di fiammiferi; era un foglietto di carta di tre pollici di lunghezza e un pollice e un quarto d’ampiezza – se provate a misurare col righello capirete le dimensioni. Alle due estremità era incollato su due stecchi che Miss Lane aveva assottigliato con la carta vetrata; ci scorreva sopra, e sul foglio, disegnati con grande finezza, c’erano dei boccioli bianchi di pruno e un uccellino; l’uccellino non era più grande di un pisello. C’erano anche delle cose scritte, ma così in piccolo che per leggere serviva quasi una lente d’ingrandimento, e Nona gridò:” È la mia poesia!”

GODDEN R., Bambole giapponesi, Bompiani 2017




Questo piccolo libro, delizioso fin dalla copertina, mi ha accompagnato, insieme ad altri, in questo primo scorcio di vacanza.

Mi sono ripromessa, ad inizio estate, di consigliare ai miei ragazzi solo libri che io avessi effettivamente letto. Così è stato; così dev’essere, credo.

Un libro piccolo, dicevo, con dei rimandi neppur velati al più famoso Il giardino segreto; anche qui, protagonista è una ragazzina, giunta in Inghilterra dall’India e alle prese con una nuova famiglia, nuove regole, nuove abitudini, nuovi stili di vita.
Non è facile per Nona adattarsi a tutto questo; lo è ancor meno a causa della gelosia di Belinda, la cugina più piccola. Ma l’arrivo di due misteriose bambole giapponesi dentro una scatola avrà il potere di cambiare molte cose.

Come incomincia:

“Erano due piccole bambole giapponesi di soli cinque pollici di altezza. I volti e le mani erano di gesso bianco, i corpi di pezza, il che significava che potevano inchinarsi in modo graziosissimo – e i giapponesi si inchinano parecchio. Gli occhi erano fessure di vetro nero; avevano delicati nasi di gesso e bocche dipinte di rosso. I capelli erano veri, neri e lisci, ed entrambe avevano la frangetta.
Erano esattamente identiche, se non per il fatto che Fiore era un pochino più alta e sottile, mentre le guance di Felicità erano più tonde e la sua bocca rossa era dipinta in un sorriso.
Indossavano piccoli kimono di cotone – un kimono è come una vestaglia con le maniche molto ampie -, ognuno con una larga fusciacca in alto, sotto le braccia che si ripiegava in un elegante cuscinetto sulla schiena.

GODDEN R., Bambole giapponesi, Bompiani

sabato 15 luglio 2017

Poemario di campo



Senza far polvere,
senza rumore
di voci o passi,
disegnano il sentiero
le formiche
tra l’erba e i sassi.



Bello regalarsi tempo.
Bello sedersi, sfilare il libro dalla sua custodia (una custodia che già, sola, parla un linguaggio semplice e sonoro, con tre rossi papaveri a catturare lo sguardo, e le poche parole per il titolo, gli autori, l’autrice della versione italiana a spezzare gli steli, come foglie fatte di lettere), e confrontare l'immagine impressa negli occhi con la copertina, una copertina bianca che reca l'impronta di papaveri stessi, dei loro boccioli, degli steli, delle foglie, sovrastata con leggerezza da un’unica riga scritta


 Poemario di campo


Alonso Palacios - Leticia Ruifernández, versione italiana di Francesca Lazzarato, Orecchio acerbo



Ed eccola, l'immagine di copertina, dopo appena poche pagine, numerata con il 3:


Punteggiata di rosso
la campagna ha il morbillo.
Ma no, sono i papaveri
sparsi tra il campo e il fosso.


Las amapolas
han vestido los campos
de rubeola.


Cerco i rimandi, le assonanze tra la lingua italiana e la spagnola, così simili, così vicine;  e scopro che la rubeola, è la rosolia. Così vorrei avere vicino Francesca Lazzarato, che ha curato la versione italiana, per farle mille domande sulla traduzione, il suono, il senso.


Perché forse, della poesia, prima ancora che il contenuto, sono proprio il suono e il ritmo ciò che maggiormente mi affascinano. E così, rifletto, i puntini rossi dei papaveri somigliano certo all'esantema del morbillo, forse ancor più che alle macchie della rosolia.

Che magnifica, grande responsabilità, soprattutto in poesia, scegliere le parole di un'altra lingua senza snaturare il significato di quella originale.



Dal sito della casa editrice Orecchio acerbo:

Dieci insetti, dieci alberi, dieci uccelli, dieci fiori e frutti. Del tutto particolari e preziosi, un piccolo bestiario e un piccolo erbario -in italiano e in spagnolo- riuniti insieme. Illuminati dai colori degli acquerelli e dalla musicalità della poesia. E in prosa, per chi affascinato ne voglia sapere di più, quaranta note scientifiche, una per ogni singolo animale, una per ogni singola pianta.



Dal sito di Galline volanti, la recensione ( e la fotografia) più bella:


Facilmente in queste pagine ritroverete ciò che la natura, anche in un semplice campo, sa esprimere: l’eleganza (“L’arancia nuda / è simmetria perfetta, / ogni spicchio una luna / e in ogni fetta un sole / per chi lo vuole”; “Con un filo di seta / il ragno tesse / trappole e sogni, / menzognere promesse”), la delicatezza (“Punteggiata di rosso / la campagna ha il morbillo. / Ma no, sono i papaveri / sparsi tra campo e fosso”; “La rondinina / è un sospiro nel vento, / come la mia bambina”); l’equilibrio (“La farfalla un po’ vola / e un po’ si posa: / la sua carezza va / di rosa in rosa”; “Saltimbanco acrobatico, / ha per zampe due seghe: / è immobile ed estatico, / ma salta se ti vede”), la discreta tenacia (“Senza far polvere, / senza rumore / di voci e passi, / disegnano il sentiero / le formiche / tra l’erba e i sassi”; “Ruvida è la carezza / del fico, ma l’attesa / è piena di dolcezza”), il fascinoso mistero (“Fugge lo scarabeo / è bravo chi lo piglia: / lo vedete, è una biglia / con la gobba”; “Che torto hanno patito / queste povere ortiche / per sputare veleno / contro le mani amiche?”); la musicalità (“Da uno stagno vicino, / la rana offre il suo canto / al pellegrino”).





(ph. Galline volanti)