giovedì 5 ottobre 2017

Una grammatica viva, per costruire il pensiero



Da sempre mi piace che la grammatica sia materia viva, e vitale: per questo motivo non riesco a pensarla come un ambito strettamente definito, e predeterminato, un’ora o più la settimana in cui sviscerarne regole e categorizzazioni.
 
Sono invece convinta che si faccia grammatica ogni volta che si riflette su una parola, il suo suono, il suo significato, la sua etimologia, passando per ogni pensiero, bambino o adulto, che porti a una ricerca di senso sul linguaggio e il suo utilizzo.

Non a caso, cerco il più possibile di fare in modo che la grammatica, intesa come ortografia, morfologia, sintassi e lessico, sia contestuale alle attività svolte in classe; per questo motivo, preferisco che i bambini, soprattutto nelle prime tre classi, abbiano un solo quaderno da utilizzare sia per la produzione scritta che per la riflessione linguistica. In questo modo l’attività acquista una maggior organicità, e la grammatica è sempre strettamente collegata ai temi e agli argomenti affrontati in classe anno per anno.


 


Scrive Francesco Sabatini, linguista e presidente onorario dell’Accademia della Crusca, in un libro che mi ha tenuto compagnia la scorsa estate: “[…] il tema basilare della grammatica: come il nostro cervello costruisce la frase, senza la quale non ci formeremmo una conoscenza del mondo e non faremmo ragionamenti.”

SABATINI F., Lezione di italiano, Mondadori 2016




È questa la definizione di grammatica che faccio mia: una grammatica per la vita, per costruire il pensiero, per dargli parola e voce, per conoscere il mondo, gli altri e noi stessi.


Una base forte per continuare a lavorare in classe con i ragazzi; e proprio su questa base, contestualmente alla riflessione sul pensiero, e sul lavoro dell’insegnante, che dovrebbe stimolare in ogni alunno questa competenza fondamentale, ogni ragazzo ha riflettuto, prima da solo, poi collettivamente, sulle qualità che dovrebbero caratterizzare insegnanti e alunni e sulle azioni che essi compiono all’interno della scuola.

È stato davvero interessante seguire la lettura di ogni ragazzo, chiedere spiegazioni, confrontarsi, verificare quali aggettivi qualificativi e quali verbi siano stati aggiunti dopo la lettura da parte dei compagni e quali invece non siano stati condivisi.







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